I Colori dell'Antico. Marmi Santarelli. Il governo di Roma prima di Cesare - Musei Capitolini, Piazza del Campidoglio
- Roma
Mostra in corso dal 13 aprile 2022 al 30 aprile 2032
In mostra un’ampia panoramica sull’uso dei marmi colorati, dalle origini fino al XX secolo, attraverso una raffinata selezione di pezzi provenienti dalla Fondazione Santarelli.
Comunicato stampa della Mostra I Colori dell'Antico. Marmi Santarelli.
Sar� ospitata dal 12 aprile in due sale di Palazzo Clementino ai
Musei Capitolini, accanto al Medagliere, una preziosa selezione di oltre 660 marmi policromi di et� imperiale provenienti dalla collezione capitolina e dalla Fondazione Dino ed
Ernesta Santarelli. Grazie ad un comodato gratuito decennale, l�allestimento offre una visione sull'immensa quantit� di pietre importate a Roma: un�occasione unica per ripercorrere, attraverso forme, colori e fantasie, la storia millenaria della capitale da un punto di vista
artistico ma anche socioculturale, politico ed economico. L�uso dei marmi policromi caratterizz� infatti in modo determinante l�architettura romana di et� imperiale.
L�allestimento I Colori dell'Antico. Marmi Santarelli ai Musei Capitolini � promosso da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e dalla Fondazione Santarelli. A
cura di Vittoria Bonifati. Curatore scientifico Andrea G. De Marchi. Progetto di allestimento
Cookies (Alice Gr�goire, Cl�ment P�riss�, Federico Martelli). Servizi museali di Z�tema
Progetto Cultura. Catalogo edito da Treccani.
L�allestimento si sviluppa in due sale. Nella prima sono esposti 82 frammenti policromi
provenienti dalla Fondazione Santarelli; l�altra ospita due coppie di campionari, una del
primo �800 con 422 pezzi, sempre della Fondazione, l�altra pertinente alla collezione Capitolina, iniziata nella seconda met� dell'800 dalla famiglia Gui e costituita da 288 formelle.
Nella stessa sala � presente anche una testa di Dioniso montata su busto non pertinente
femminile (composta da otto tipologie marmoree diverse e una selezione di strumenti
per la lavorazione del marmo provenienti dalla bottega Fiorentini).
In loop viene proiettato un documentario, a cura di Adriano Aymonino e Silvia Davoli, che
ripercorre la storia di queste materie giunte a Roma in relazione alla politica di espansione
dell'impero.
L�allestimento vuole raccontare la stretta connessione tra la presenza di materiali nonautoctoni alla citt� di Roma e l�espansione politica, economica e geografica dell'antico Impero Romano, tracciando territori e reti geografiche attraverso la storia e la memoria.
Infatti, poich� le grandi strade dell'impero partono dal centro della citt� antica, la collocazione dei marmi rispecchia le cardinali da cui giunsero a Roma.
Ne consegue un colpo d�occhio istruttivo, che indica le civilt� più avvezze alla lavorazione
del marmo al momento della conquista romana.
L�uso di alcuni marmi colorati risale al Neolitico o alla tarda et� del bronzo, come il duro
serpentino verde. In Egitto i faraoni sfruttarono qualit� diverse e l�ultima loro dinastia, i Tolomei (305 � 30 a.C.), ampli� il repertorio con porfidi e alabastri, che saranno in seguito apprezzati a Roma. Qui prevalse a lungo il rifiuto del lusso, preferendo idee e materie trat-
te dalla tradizione. l'introduzione di alcuni marmi colorati risale al periodo repubblicano,
come il giallo antico e il pavonazzetto, mentre la loro diffusione � da collegarsi
all'imperatore Augusto. Il maggior assortimento di marmi colorati risale ai Flavi (69-96
d.C). Molte cave divennero imperiali con gli Antonini, che accrebbero quelle extra italiche.
Le tinte erano ravvivate da levigature, grassi o cere e dovevano correlarsi a dipinti e decorazioni, andati quasi tutti perduti.
Estrazione, lavorazione e trasporto necessitavano di moltissimi addetti, i quali dovevano
essere bene addestrati e disciplinati. � possibile che Augusto e i successori abbiano voluto deliberatamente finanziare queste attivit� anche per favorire l�amalgama etnica e sociale entro l�enorme estensione dell'impero, volendo coinvolgere economicamente i popoli
conquistati. I costi furono comparabili a quelli di campagne militari e devono aver avuto
motivazioni adeguate. Ma il motivo non � del tutto chiaro. � stato interpretato come desiderio del lusso, di aumento del gettito fiscale e di rappresentazione simbolica dell'estensione imperiale.
La progressiva dissoluzione militare, politica, amministrativa ed economica occidentale,
che corrisponde all'Alto Medioevo, vide chiudere la maggioranza delle cave e successivamente la forte tendenza al riuso di materiali antichi. Si and� sviluppando un�arte nuova,
che avrebbe sfruttato in modo originale i marmi colorati. Si diffusero i pavimenti con lastre
reimpiegate intere o sminuzzate, a formare motivi geometrici. Le tinte di qualche marmo
antico echeggiarono nell'architettura romanica e gotica, in Toscana e in altre regioni, facciate e campanili striati di bianco e di rosso (o verde), imitavano il porfido e il serpentino,
come fece più esattamente anche la pittura trecentesca.
Nella più organica ripresa dell'antico, il Rinascimento, si nota un dato contraddittorio e
trascurato: le vive tinte di Roma furono sbiadite o reinventate. Un cambiamento si deve alla maturit� di Raffaello, nelle Stanze vaticane, a partire da quella dell'Incendio (1514-
1517), dove sono congruamente dipinte diverse pietre colorate. A met� Cinquecento a Firenze si svilupp� la tars�a marmorea (dal 1588 con l�Opificio delle Pietre Dure), che sembra riflettersi nello stile del Bronzino. Si diffusero allora anche i dipinti su ardesia e poi su
altre qualit� lapidee.
I vivi colori di Roma innescarono presto un luogo comune: sarebbero stati eccessivi, corrompendo la misurata semplicit� greca. � un�idea che riemerge nella storia dell'arte, nei
giudizi su Manierismo e Barocco quali degenerazioni dell'equilibrio rinascimentale. Nel
primo Rinascimento, quei colori dovevano vedersi meglio di ora, specialmente nei marmi,
che non avevano subito secoli di spoglio, n� l�azione dell'inquinamento. Eppure tante immagini della citt� li mostrano sbiaditi, fino al Neoclassicismo e ancora oltre. Pu� darsi che
quel �filtro� servisse a rendere credibili le immagini riferite al passato, poich� qualcosa di
simile si vede nel flashback cinematografico, spesso in bianco e nero o con colori alterati.
Tali modifiche possono aver aiutato ad usare l'immagine artistica come macchina del tempo.
Informazioni utili per la visita
Orari: tutti i giorni dalle 9.30 alle 19.30.
Chiuso il lunedì, il 1° gennaio, il 1° maggio, il 25 dicembre.
La biglietteria chiude 1 ora prima dell'orario di chiusura.
Biglietti:
intero € 15, ridotto € 13.
Informazioni e prenotazioni:
060608 (tutti i giorni dalle 9.00 alle 21.00).
Accesso disabili:
in via del Tempio di Giove.
Sito Web: Musei
Capitolini |