Arco di Tito - Foro romano - Roma
L'arco di Tito o, in latino, Arcus Titi fu eretto sulla Via Sacra
nell'81 d.C. dopo la morte di Tito per commemorare la sua vittoria in
Giudea nel 70 d.C. dove egli combatté con suo padre Vespasiano.
È uno dei tre archi rimasti nel Foro Romano e probabilmente il
meglio conservato per il fatto di essere stato incorporato nel Medioevo
nella fortezza dei Frangipane e successivamente nel convento di S. Maria
Nova.
Biglietti disponibili: biglietto salta fila, biglietto salta fila + visita arena, biglietto salta fila + visita guidata, biglietto salta fila + carcere mamertino.
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Una mappa scaricabile del Colosseo
- Il biglietto è aperto e valido 24 ore
Architettura dell'Arco di Tito
L'Arco di Tito è a un fornice ed è alto 15,40 metri, largo
13,50 metri e profondo 4,75 metri. Possiede una struttura massiccia che
si discosta dagli archi precedenti di eta augustea che si rifacevano per
lo più a modelli ellenistici. La tecnica di costruzione è
in opus quadratum con rivestimento in marmo di Carrara - o lunensis
per i Romani - nella parte alta del monumento e in marmo greco o pentelico
nella parte inferiore. Lo zoccolo, parte inferiore del piedistallo, è
in travertino, una roccia sedimentaria calcarea tipica del centro Italia.
In facciata l'arco presenta 4 lesene in forma di semicolonna di ordine
composito che si caratterizza per la sintesi dell'ordine ionico italico
e corinzio esemplarmente visibile nella decorazione dei capitelli. Il
fregio al di sopra dell'arco rappresenta in altorilievo una scena di sacrificio
dei suovetaurilia che consisteva nella consacrazione di un maiale
(sus), di un montone (ovis) e di un toro (taurus)
usualmente sacrificati al dio Marte per intenti apotropaici, ossia per
allontanare gli influssi maligni dalla popolazione che eseguiva il rito;
il fregio presenta i classici tratti dell'arte romana o plebea tipica
dei secoli repubblicani e che poi riemergerà nel gusto artistico
del popolo romano a partire dall'epoca di Costantino.
Nell'arcata del fornice, nei cassettoni in marmo pentelico, si trova al
centro della volta una formella rappresentante Tito portato in cielo da
un’aquila, simbolizzante l'apoteosi o divinizzazione dell'ormai ex Imperatore
Tito.
La parte più interessante dell'apparato scultoreo è rappresentata
certamente dai bassorilievi presenti sulle pareti interne dell'arco che
raffigurano scene del corteo trionfale: in una si può vedere la
processione con sulle spalle i fercula, ossia i vassoi su cui
trova spazio il bottino di guerra del Tempio di Gerusalemme dove appare
un candelabro a sette bracci (menorah), una tavola con i vasi sacri e
le trombe d’argento oltre alle tabelle con i nomi dei popoli e delle
città che hanno preso parte alla guerra. Per il dettaglio del candelabbro
ebraico nel medioevo l'arco fu chiamato Portico delle sette lucerne.
Nella parete opposta Tito, seduto su una quadriga guidata dalla dea Roma
e accompagnato dai senatori e dal popolo, viene portato in trionfo mentre
sopra di lui la Vittoria alata lo incorona.
La parte del monumento rivolta al Colosseo è conservata meglio
di quella che guarda la Via Sacra e i Fori Imperiali.
Iscrizione dell'Arco di Tito e traduzione
Dal lato del Colosseo campeggia sull'attico in centro sopra al fornice
la seguente iscrizione commemorativa:
SENATUS
POPULUSQUE ROMANUS
DIVO TITO DIVI VESPASIANI F(ilio)
VESPASIANO AUGUSTO
Il Senato e il Popolo romano al divino Tito, figlio del divino Vespasiano,
Vespasiano Augusto.
La storia dietro all'Arco di Tito
L'Arco di Tito o in latino "Arcus Titi" fu eretto dopo la morte
di Tito, per volere del fratello Domiziano, per commemorare la sua vittoria
in Giudea nel 70 d.C. dove combatté insieme a suo padre Vespasiano.
I Giudei si difesero dall'attacco di Roma ma più di seicentomila
persone morirono ed i sopravvissuti iniziarono quella che oggi è
conosciuta come La Diaspora. Tito ad ogni modo fu considerato a suo tempo e anche
oggi uno degli imperatori più buoni dell'antica Roma e molti storici ricordarono
Tito come una persona dotatà di pietà. Quale la verità
allora?
Importante è comprendere la situazione in Palestina ed il fatto
che l'Impero Romano al tempo non era certo in ottime condizioni di salute
fin dalla morte di Augusto. La maggioranza degli imperatori della dinastia
Giulio-Claudia morirono assassinati e molti altri non vennero certamente
presi ad esempio come buoni governatori. La guerra civile era praticamente
un fatto quotidiano sia a Roma sia nelle province romane dell'Italia e
dell'Impero. I Giudei inoltre non erano i più forti rivoltosi a
quel tempo ma erano forse i più determinati a non accettare la
dominazione di Roma, le sue leggi e la sua religione. I Romani consideravano
i Giudei alla stregua di fanatici religiosi, e la verità in effetti
non era molto distante da questa.
All'inizio Tito cercò di venire a compromessi con i Giudei sperando
che essi accettassero finalmente di divenire cittadini dell'Impero ma
dall'altra parte era già tutto deciso: combattere fino alla vittoria
o morire. I Giudei combattevano una guerra religiosa ed i Romani non accettarono
mai questo comportamento dai loro oppositori durante la storia. Il motto
di Roma era "uccidi i superbi e perdona gli sconfitti"; solo
che qui gli oppositori non volevano cedere e restò solo la soluzione
del massacro, la demolizione delle mura e la distruzione, forse accidentale,
del Tempio di Gerusalemme.
L'assedio durò qualche mese e ne abbiamo la descrizione precisa
dai racconti di Joseph Matatias il quale fu catturato durante l'assedio
di Jotopata e successivamente visse a Roma con il nome di Flavio Giuseppe,
in ringraziamento alla dinastia Flavia. Durante l'assedio Tito inviò
Flavio Giuseppe molte volte di fronte alle mura di Gerusalemme per persuadere
i ribelli ad arrendersi in cambio della salvezza della vita ma i Giudei
rifiutarono sempre ogni ambasciata. La fame fece la parte peggiore del
lavoro: i figli uccisero i padri, i ribelli uccisero la gente per un pezzo
di pane e quelli che riuscirono a fuggire dalla città assediata
raggiungendo il campo dei Romani morirono dopo aver mangiato il primo
cibo, perché i loro stomaci non erano più abituati a nulla
da giorni.
I Romani, dopo molti tentativi andati a vuoto, riuscirono infine a penetrare
dentro le mura, distrussero le case e le mura ed uccisero la popolazione.
Solo una parte di mura rimasero in piedi, quella che oggi è conosciuta
con il nome di "Muro del Pianto". I capi della ribellione furono
condotti a Roma e decapitati durante i trionfi celebrati nel 71 d.C.
Tito divenne in seguito inperatore nel 79 d.C. regnando per soli 2 anni.
Durante il suo mandato non comminò nessuna sentenza di morte e
Pompei fu distrutta da una terribile eruzione del Vesuvio nel 79 d.C.
Alla sua morte l'intera Roma lo pianse, tranne probabilmente suo fratello
Domiziano.
Stile: Romano Imperiale con decorazioni di epoca domizianea
Edificazione: 81 d.C.Orari: dal 2 gennaio al 28 febbraio dalle 9.00 alle 16.30. Dal 1 al 26 marzo dalle 9.00 alle 17.30. Dal 26 marzo al 31 agosto dalle 9.00 alle 19.15.
Dal 1° settembre al 30 settembre dalle 9.00 alle 19.00.
Dal 1° al 30 ottobre dalle 9.00 alle 18.30. Dal 31 ottobre al 31 dicembre dalle 9.00 alle 16.30. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.
Venerdì santo aperto dalle 8.30 alle 14.00. 2 giugno aperto dalle
13.30 alle 19.15. Chiuso il 1° gennaio, il 1° maggio, il 25 dicembre. Ingresso gratuito ogni prima domenica del mese; il 25 aprile, il 2 giugno e il 4 novembre.
Biglietti: biglietto combinato colosseo foro e palatino
valido 24 ore.
Intero: 18.00 €.
Ridotto: 2 € (cittadini UE tra i 18 e i 25 anni).
Gratuito: minori di 18 anni. Ingresso gratuito
la prima domenica di ogni mese e sempre per le seguenti categorie:
– cittadini sotto i 18 anni della comunità europea ed extracomunitari.
– guide turistiche della unione europea nell'esercizio della propria attività
professionale.
– interpreti turistici della unione europea nell'esercizio della propria
attività professionale.
– membri di icom.
– membri di iccrom.
– docenti e studenti delle facoltà di architettura, conservazione
dei beni culturali, scienze della formazione e corsi di laurea in lettere
o materie letterarie con indirizzo archeologico o storico-artistico delle
università e delle accademie di belle arti ed iscritti alle rispettive
scuole di perfezionamento, specializzazione e ai dottorandi di ricerca nelle
sopraddette discipline di tutti i paesi membri dell'unione europea. I biglietto
è rilasciato agli studenti mediante esibizione del certificato di
iscrizione per l'anno accademico in corso.
– studenti socrates ed erasmus delle stesse discipline riportate sopra.
– docenti di storia dell'arte degli istituti liceali.
– studenti delle scuole istituto centrale del restauro, opificio delle pietre
dure, scuola per il restauro del mosaico.
– giornalisti iscritti all'albo nazionale e giornalisti provenienti da qualsiasi
altro paese nell'esercizio della propria attività professionale.
– cittadini della unione europea portatori di handicap ed un loro familiare
o accompagnatore appartenente ai servizi di assistenza socio-sanitaria.
– operatori delle associazioni di volontariato che svolgono attività
di promozione e diffusione della conoscenza dei beni culturali.
– dipendenti del ministero dei beni culturali.
Sito web: Colosseo
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