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Musei Villa Torlonia di RomaI Musei di Villa Torlonia di Roma: le informazioni per la visita, l'acquisto di biglietti, le informazioni storiche e le foto. |
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Dopo un intervento di restauro a cura del Comune di Roma, Assessorato
alle Politiche Culturali Sovraintendenza ai Beni Culturali finalmente
Villa Torlonia, con la sua storia, i suoi mille angoli e un fascino
indiscusso, sarà restituita ai cittadini e ai turisti, che potranno
così visitare l’ottocentesco Casino Nobile, sede del Museo della
Villa e della collezione di opere della Scuola Romana, il Casino
dei Principi, sede di mostre e dell’Archivio della Scuola Romana,
il Museo della Casina delle Civette e i giardini anch’essi sottoposti
ad intervento di restauro ad opera dell’Assessorato alle Politiche
Ambientali ed Agricole.
![]() Casino Nobile: Il Casino Nobile, che è già di per sé un “Museo” dal punto di vista architettonico e decorativo, ospita un piccolo ma pregevole museo dedicato a quanto è stato rinvenuto nella Villa e proveniente dalla ricchissima collezione statuaria della famiglia Torlonia - oggi in gran parte ancora proprietà della famiglia e conservata nel Palazzo di via della Lungara - insieme ad alcuni ritrovamenti fortuiti, che hanno permesso di aggiungere un ulteriore tassello alla storia della Villa. Ciò che è esposto ci dà un’idea precisa di come la famiglia Torlonia, in particolare Giovanni (1756-1829) e suo figlio Alessandro (1800-1880), riuscì, per quasi un secolo, ad essere protagonista indiscussa di quella tradizione di collezionismo che ha origine almeno nel XV secolo, quando le residenze delle illustri famiglie romane cominciarono ad arricchirsi di pregiati arredi. La provenienza delle opere esposte non è omogenea: sono in parte legate alla produzione di Bartolomeo Cavaceppi, il noto scultore, restauratore, antiquario settecentesco, a seguito dell’acquisto, effettuato da Giovanni Torlonia nel 1800 di tutte le opere conservate nel suo studio; in parte provengono da scavi nelle tenute della famiglia; in parte sono arredi della Villa, sopravvissuti alle spoliazioni. A questo nucleo di opere se ne sono aggiunte altre, frutto di un clamoroso ritrovamento nel 1997, nei sotterranei dell’edificio del Teatro, dove sono riemerse alcune opere collocate, in origine, nel Palazzo principale, poi scomparse in epoca e per motivi imprecisati. Si tratta di tre grandi rilievi in gesso di Antonio Canova, di una testa femminile di stampo michelangiolesco, di alcuni arredi della demolita Cappella della Villa e di un prezioso frontone in marmo proveniente dalla tomba di Claudia Semne, sull’Appia Antica. Completa il percorso museale la ricostruzione della Camera da letto di Giovanni Torlonia (1872-1938), con i mobili che vennero poi utilizzati da Benito Mussolini, all’epoca della sua permanenza nella Villa stessa, dal 1925 al 1943. ![]() Casino dei Principi: Il Casino dei Principi ha assunto il suo attuale aspetto neocinquecentesco, ricco di decorazioni esterne e interne, in seguito alla ristrutturazione effettuata da Giovan Battista Caretti, tra il 1835 e il 1840, per volere di Alessandro Torlonia (1800-1886). Il primo nucleo del Casino era un modesto edificio rurale della Vigna Abati, presente nell’area almeno da un secolo e a Giuseppe Valadier, già prima dell'intervento del Caretti, viene attribuita l'idea di conferire a questo edificio un ruolo non secondario nella composizione architettonica della nuova Villa. A lui si deve, molto probabilmente, la trasformazione del primitivo Casino, con una connotazione planimetrica molto simile all'attuale, nel periodo compreso tra il 1802, data in cui ne è attestato l'operato a Villa Torlonia, e il 1818, quando il fabbricato era ormai stato modificato e impiegato come quinta architettonica obliqua, che convogliava la vista dei visitatori, sia che procedessero lungo il viale di lecci, sia che transitassero lungo la via Nomentana, sull'elemento focale del Palazzo. Piccolo e raffinato, il Casino fu usato dal principe Alessandro Torlonia, nel corso dei fastosi eventi mondani organizzati nella Villa, come dipendenza del Palazzo principale, al quale era collegato da una galleria sotterranea che ancora oggi unisce i due edifici. Esso godeva di una posizione privilegiata, in quanto, dalle porta-finestre del piano nobile, aperte sulla bella balconata che corre lungo il prospetto principale, si godeva una magnifica vista sulla Villa e si poteva assistere agli spettacoli organizzati nel sottostante Anfiteatro, demolito nel 1910 per l’ampliamento della via Nomentana. L’architettura esterna del Casino presenta alcuni elementi decorativi originari, come i due bei portali in marmo con colonne antiche, situati nei due prospetti minori, i vasi di ghisa che decorano l’attico e, sulle facciate principali, resti di un fregio realizzato a monocromo, raffigurante il Trionfo di Alessandro a Babilonia. Le tre sale del piano nobile erano interamente ricoperte di tempere murali con vedute dell’antica Grecia, dell’antica Roma, tutte perdute, e, in quella che era la sala da pranzo, del Golfo di Napoli, eseguite da diversi pittori coordinati da Giovan Battista Caretti. Tra le decorazioni originarie del Casino dei Principi vanno certamente menzionati gli elaborati mosaici pavimentali. Nel corso del restauro dell’edificio nella prima sala, che in origine ospitava vedute dell’antica Grecia, sono state recuperate alcune decorazioni novecentesche; nella Galleria solo le decorazioni del fregio, opera di Giovan Battista Caretti e Filippo Bigioli, si sono conservate. ![]() Villa Torlonia, la più recente delle ville nobiliari romane, conserva
ancora un particolare fascino dovuto all’originalità del giardino
paesistico all’inglese, uno dei pochi esempi a Roma, e alla ricca,
e inaspettata quantità di edifici ed arredi artistici disseminati
nel parco. Le vicende storiche Giovanni Torlonia, ottenuto il
titolo di marchese nel 1797, acquistò nello stesso anno, per sancire
la conquista del nuovo status, la Villa Colonna ( già Pamphilj)
sulla Nomentana. Giuseppe Valadier venne incaricato di sistemare
la tenuta in modo da renderla all’altezza delle altre Ville principesche
di Roma. Tra il 1802 e il 1806 Valadier convertì l'edificio padronale
in un elegante Palazzo, trasformò il piccolo casino Abbati in
una palazzina assai più graziosa (l'attuale Casino dei Principi),
edificò le Scuderie e un maestoso ingresso (demolito con l’ampliamento
della Nomentana). Valadier si occupò anche della sistemazione
del parco realizzando viali simmetrici, tra loro perpendicolari
alla cui intersezione, in posizione centrale era posto il palazzo,
con il prospetto settentrionale in asse con uno degli ingressi
della villa sulla Nomentana. Numerose opere di arte classica,
in gran parte scultoree, vennero acquistate per arredare la Villa.
Alla morte di Giovanni, il figlio Alessandro incaricò, nel 1832
, Giovan Battista Caretti, architetto e pittore, di arricchire
e ampliare la tenuta.. Oltre ad ampliare i vecchi edifici, assecondando
il gusto eclettico del Principe, Caretti edificò anche alcune
strutture a decorazione del parco: i Falsi Ruderi, il Tempio di
Saturno, la Tribuna con Fontana, un Anfiteatro, il Caffe- house,
la Cappella di S. Alessandro (quest’ultimi tre non più esistenti).
Per progettare ed eseguire i successivi lavori all’interno della
Villa, Alessandro si rivolse ad altri due architetti: Quintiliano
Raimondi, per il Teatro e l’Aranciera (oggi più comunemente chiamata
“Limonaia”) e Giuseppe Jappelli, al quale venne affidata la sistemazione
di tutta la parte sud della Villa. Quest’area fu completamente
trasformata con viali serpentinati, laghetti e piante esotiche
e disseminata di edifici ed arredi di gusto fantastico: la Capanna
Svizzera (poi trasformata in Casina delle Civette), la Serra,
la Torre e la Grotta Moresca, il Campo da Tornei. Il grandioso
programma autocelebrativo culminò nel 1842 con l’erezione di due
Obelischi in granito rosa, dedicati alla memoria dei genitori
Giovanni e Anna Maria Torlonia. Nonostante le premesse, Villa
Torlonia non fu che in pochissimi casi quel ritrovo mondano e
fastoso per l’alta nobiltà romana e straniera che Alessandro avrebbe
voluto. Il nuovo erede Torlonia, Giovanni, interessato al rilancio
del nome di famiglia, fece realizzare il Villino Medievale, un
nuovo muro di cinta, il Villino Rosso, il Villino di guardiania
all’ingresso di Via Spallanzani e trasformò radicalmente la Capanna
Svizzera che prese l’attuale forma di Casina delle Civette. I
nuovi edifici furono per lo più destinati ad abitazione. Nel 1919
fu scoperto un grande cimitero ebraico sotterraneo, nell’area
nord–ovest della Villa. Come arrivare al Museo di Villa Torlonia- in metro: linea B con fermata Rebibbia e poi a piedi per 6 minuti in Viale Regina Elena e a destra in Via Bartolomeo Eustachio. Informazioni utili per la visitaOrari: dal martedì
alla domenica dalle 9 alle 19; il 24 e 31 dicembre dalle 9 alle
14; chiuso il lunedì, il 1° gennaio, il 1° maggio
ed il 25 dicembre. La biglietteria chiude 45 minuti prima. |
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