In Rome Today.com
Deutsch Português Français Español English Italiano


In Rome Today.com
Deutsch Português Français Español English Italiano



Booking.com

Musei Villa Torlonia di Roma

I Musei di Villa Torlonia di Roma: le informazioni per la visita, l'acquisto di biglietti, le informazioni storiche e le foto.

Tour a RomaVieni a Roma? Prenota il tuo tour in anticipo e salta la coda!

Acquisto biglietti tour Roma

Scegli tra più di 250 esperienze a Roma e dintorni: biglietti per i Musei Vaticani e gli altri musei, tour gastronomici e privati, visite serali.

Villa Torlonia
Musei Villa Torlonia - Via Nomentana 70 - Roma

Dopo un intervento di restauro a cura del Comune di Roma, Assessorato alle Politiche Culturali Sovraintendenza ai Beni Culturali finalmente Villa Torlonia, con la sua storia, i suoi mille angoli e un fascino indiscusso, sarà restituita ai cittadini e ai turisti, che potranno così visitare l’ottocentesco Casino Nobile, sede del Museo della Villa e della collezione di opere della Scuola Romana, il Casino dei Principi, sede di mostre e dell’Archivio della Scuola Romana, il Museo della Casina delle Civette e i giardini anch’essi sottoposti ad intervento di restauro ad opera dell’Assessorato alle Politiche Ambientali ed Agricole.

Biglietti disponibili: biglietto accesso rapido

Acquisto biglietti Villa Torlonia Roma

Il Casino Nobile, l’edificio principale di Villa Torlonia, frutto dell’intervento di Giuseppe Valadier agli inizi dell’Ottocento e poi di Giovan Battista Caretti tra il 1832 ed il 1840, è stato la residenza principale della famiglia Torlonia.

L’attuale sistemazione, dopo decenni di abbandono, ha restituito l’assetto che aveva a metà Ottocento, con una profusione di elementi decorativi opera dei più noti artisti del tempo quali Bertel Thorvaldsen, Francesco Podesti, Francesco Coghetti, Luigi Fioroni. Attorno alla Sala da ballo, maestoso perno dell’edificio, caratterizzata da due “orchestre” per ospitare musicisti durante le feste dei Torlonia, sono disposte sale in stile gotico, neorinascimentale e neoclassico mentre al piano superiore c'è una stanza egizia. Si tratta di un esempio unico per ricchezza e fastosità, che documenta la cultura artistica dell’epoca.

Le sale del pianterreno e del primo piano, completamente rivestite di decorazioni, ospitano Il Museo della Villa. Sculture ed arredi sono state collocate nelle sale per ricreare l’ambiente di una residenza principesca dell’ottocento romano. Gli arredi (consolles, panche, specchiere, lampadari e tavolini ottocenteschi), hanno sostituito quelli originali purtroppo perduti, con l’unica eccezione dei mobili della camera da letto di Giovanni Torlonia, poi usati da Mussolini, ritrovati in un deposito del Provveditorato dello Stato e concessi in comodato. Le sculture esposte nelle diverse sale sono state ritrovate in vari luoghi della Villa, restaurate e già mostrate, in via temporanea, nel Casino dei Principi. Si tratta di una piccola parte della magnifica collezione Torlonia (ancora quasi tutta proprietà privata) che comprende opere antiche e neoclassiche, tra le quali tre splendidi rilievi a stucco di Antonio Canova, rinvenuti nel 1997 nei sotterranei del Teatro. Nel piano seminterrato sono stati restaurati il bunker antigas e il bunker antiaereo fatti realizzare da Mussolini, e la finta Tomba Etrusca scoperta durante i lavori, una splendida sala ipogea completamente affrescata ad imitazione dello stile etrusco, che saranno visitabili con modalità particolari.

Due stanze del pianterreno ospitano una ricca Sezione Documentaria con proiezioni di filmati che documentano la storia della Villa dall’epoca che fu residenza di Mussolini, all’apertura al pubblico con il sindaco Giulio Carlo Argan fino ad arrivare al recente restauro; l’altra ricostruisce con pannelli fotografici e didattici tutte le trasformazioni nonché la storia della famiglia Torlonia. Il secondo piano dell’edificio privo di apparati decorativi ospita

Il Museo della Scuola Romana una pregevole raccolta di opere di artisti della cosiddetta Scuola Romana, il movimento che si affermò a Roma compreso tra le due guerre e quello successivo riunendo personalità di spicco quali Mafai, Antonietta Raphaël, Antonio Donghi, Cagli, Leoncillo, Trombadori, Francalancia, Mirko Basaldella, Fazzini, Ferrazzi, Pirandello, Cavalli, Capogrossi, Vespignani ed altri. Sono esposte circa 150 opere (dipinti, sculture, disegni), che documentano in modo esauriente l’ambiente artistico di quei decenni, operazione resa possibile grazie ad un accordo con l’Archivio della Scuola Romana, associazione costituita nel 1983 per volere di un gruppo di studiosi e di intellettuali. Il Casino dei Principi, edificio di stile neocinquecentesco restaurato già dal 2002, ospita al piano terreno l’Archivio della Scuola Romana, mentre i due piani nobili sono destinati ad esposizioni temporanee. L’eccezionale documentazione dell’ Archivio cartaceo della Scuola Romana, che testimonia l’attività del movimento omonimo, comprende lettere, manoscritti, diari, in gran parte inediti, libri, cataloghi, riviste e una considerevole fototeca. Tutti materiali che, opportunamente catalogati, saranno disponibili alla consultazione del pubblico a partire dai primi mesi del prossimo anno. L’intero Archivio è stato donato al Comune di Roma.

I due piani nobili, sedi di esposizioni temporanee inaugureranno questa loro attività con la mostra “A Carte Scoperte. 23 anni di vita dell’Archivio della Scuola Romana”. La Casina delle Civette, progettata nel 1840 dal noto architetto G. Jappelli e trasformta poi dall’architetto V. Fasolo nel 1917-20, dal 1997 è sede, di un interessante ed unico museo dedicato alla vetrata artistica. Le originarie vetrate, realizzate tra il 1910 e il 1925 dal grande artigiano romano Cesare Picchiarini su disegni di Duilio Cambellotti, Umberto Bottazzi e Paolo Paschetto offrono un vasto campionario che permette di capire l'affermarsi e l'evolversi dell'arte della vetrata a Roma in quegli anni. La collezione originaria della Casina è stata arricchita con altre vetrate degli stessi autori e soprattutto con disegni, bozzetti e cartoni preparatori spesso riferiti proprio alle vetrate commissionate dal principe. Nessuna abitazione possiede un campionario così vasto e completo di vetrate, che documenti la storia e la fortuna di questa tecnica nei primi decenni di questo secolo. La varietà dei materiali che arredano le stanze della Casina offre al visitatore un percorso di grande interesse, alla continua scoperta di particolari inediti e suggestivi, in un dialogo continuo tra gli esuberanti elementi decorativi dell’edificio e le opere che vi sono esposte.

Casina delle Civette: nelle venti stanze del Museo, caratterizzate da dipinti parietali, stucchi, mosaici, boiseries, si inserisce il percorso espositivo che comprende: 54 vetrate di pertinenza della Casina ricollocate, dopo il restauro, nel sito originario; 18 vetrate acquisite ed esposte all’interno di supporti autoportanti; 105 bozzetti e cartoni preparatori per vetrate. Le stanze portano nomi suggestivi, memoria della fantasia e delle fissazioni del principe, che viveva qui da solo, senza moglie né figli, con la sola compagnia della servitù e di pochi amici.
Nessuna abitazione possiede un campionario così vasto e completo di vetrate, che documenti la storia e la fortuna di questa tecnica nei primi decenni di questo secolo.
Dopo il restauro dell’edificio le vetrate originarie sono state ricollocate al loro posto, mentre quelle irrimediabilmente perdute sono state ricostruite, dove possibile, sulla base dei disegni originali, ad opera della ditta Vetrate d’Arte Giuliani (riconoscibili dalla scritta in calce); a questo nucleo originario si sono poi aggiunti altri materiali: è stato acquisito l’archivio di disegni preparatori e cartoni del laboratorio Picchiarini che, dopo la chiusura della celebre officina, era stato rilevato dalla ditta Giuliani, che ha continuato ad operare fino ai giorni nostri mantenendo viva la tradizione della bottega di Mastro Picchio, come era affettuosamente chiamato l’abile artigiano.
Nel percorso espositivo del Museo è stato possibile accostare i disegni e i cartoni preparatori alle vetrate effettivamente realizzate, come ad esempio nel caso di quelle denominate Il chiodo con tralci e uva (1914-15) e I migratori (1918), di Duilio Cambellotti, rendendo possibile l’immediato raffronto tra la resa pittorica dell’acquerello e del carboncino e il corrispondente gioco di colori, tradotto nelle sfumature e nelle trasparenze del vetro.
E’ così interessante notare come, ad esempio, nelle vetrate delle Rose e farfalle di Paolo Paschetto si sia fatto ricorso a vetri bombati per conferire profondità alle ali delle farfalle, o come le delicate sfumature dei pampini d’uva nel Chiodo siano state sottolineate da ritocchi a fuoco.
Tra le vetrate più belle ricordiamo quelle realizzate su disegno di Duilio Cambellotti nel 1914 e nel 1918, sul tema della civetta, intorno al quale si sviluppa l’intera decorazione della Casina; o il bellissimo tondo, con l’affascinante raffigurazione della Fata (1917), sempre su cartone di Cambellotti, in cui è rappresentata una figura femminile stilizzata, dal delicato incarnato color avorio, che si fonde con i toni degli azzurri e dei grigi dello sfondo, resi più brillanti dall’inserimento dei cabochons. La varietà dei materiali che arredano le stanze della Casina offre al visitatore un percorso di grande interesse, alla continua scoperta di particolari inediti e suggestivi, in un dialogo continuo tra gli esuberanti elementi decorativi dell’edificio e le opere che vi sono esposte.

Casino Nobile - RomaDettaglio del timpano e del pronao colonnato.

Casino Nobile: Il Casino Nobile, che è già di per sé un “Museo” dal punto di vista architettonico e decorativo, ospita un piccolo ma pregevole museo dedicato a quanto è stato rinvenuto nella Villa e proveniente dalla ricchissima collezione statuaria della famiglia Torlonia - oggi in gran parte ancora proprietà della famiglia e conservata nel Palazzo di via della Lungara - insieme ad alcuni ritrovamenti fortuiti, che hanno permesso di aggiungere un ulteriore tassello alla storia della Villa. Ciò che è esposto ci dà un’idea precisa di come la famiglia Torlonia, in particolare Giovanni (1756-1829) e suo figlio Alessandro (1800-1880), riuscì, per quasi un secolo, ad essere protagonista indiscussa di quella tradizione di collezionismo che ha origine almeno nel XV secolo, quando le residenze delle illustri famiglie romane cominciarono ad arricchirsi di pregiati arredi. La provenienza delle opere esposte non è omogenea: sono in parte legate alla produzione di Bartolomeo Cavaceppi, il noto scultore, restauratore, antiquario settecentesco, a seguito dell’acquisto, effettuato da Giovanni Torlonia nel 1800 di tutte le opere conservate nel suo studio; in parte provengono da scavi nelle tenute della famiglia; in parte sono arredi della Villa, sopravvissuti alle spoliazioni. A questo nucleo di opere se ne sono aggiunte altre, frutto di un clamoroso ritrovamento nel 1997, nei sotterranei dell’edificio del Teatro, dove sono riemerse alcune opere collocate, in origine, nel Palazzo principale, poi scomparse in epoca e per motivi imprecisati. Si tratta di tre grandi rilievi in gesso di Antonio Canova, di una testa femminile di stampo michelangiolesco, di alcuni arredi della demolita Cappella della Villa e di un prezioso frontone in marmo proveniente dalla tomba di Claudia Semne, sull’Appia Antica. Completa il percorso museale la ricostruzione della Camera da letto di Giovanni Torlonia (1872-1938), con i mobili che vennero poi utilizzati da Benito Mussolini, all’epoca della sua permanenza nella Villa stessa, dal 1925 al 1943.

Casino dei Principi - RomaCasino dei Principi

Casino dei Principi: Il Casino dei Principi ha assunto il suo attuale aspetto neocinquecentesco, ricco di decorazioni esterne e interne, in seguito alla ristrutturazione effettuata da Giovan Battista Caretti, tra il 1835 e il 1840, per volere di Alessandro Torlonia (1800-1886). Il primo nucleo del Casino era un modesto edificio rurale della Vigna Abati, presente nell’area almeno da un secolo e a Giuseppe Valadier, già prima dell'intervento del Caretti, viene attribuita l'idea di conferire a questo edificio un ruolo non secondario nella composizione architettonica della nuova Villa. A lui si deve, molto probabilmente, la trasformazione del primitivo Casino, con una connotazione planimetrica molto simile all'attuale, nel periodo compreso tra il 1802, data in cui ne è attestato l'operato a Villa Torlonia, e il 1818, quando il fabbricato era ormai stato modificato e impiegato come quinta architettonica obliqua, che convogliava la vista dei visitatori, sia che procedessero lungo il viale di lecci, sia che transitassero lungo la via Nomentana, sull'elemento focale del Palazzo. Piccolo e raffinato, il Casino fu usato dal principe Alessandro Torlonia, nel corso dei fastosi eventi mondani organizzati nella Villa, come dipendenza del Palazzo principale, al quale era collegato da una galleria sotterranea che ancora oggi unisce i due edifici. Esso godeva di una posizione privilegiata, in quanto, dalle porta-finestre del piano nobile, aperte sulla bella balconata che corre lungo il prospetto principale, si godeva una magnifica vista sulla Villa e si poteva assistere agli spettacoli organizzati nel sottostante Anfiteatro, demolito nel 1910 per l’ampliamento della via Nomentana. L’architettura esterna del Casino presenta alcuni elementi decorativi originari, come i due bei portali in marmo con colonne antiche, situati nei due prospetti minori, i vasi di ghisa che decorano l’attico e, sulle facciate principali, resti di un fregio realizzato a monocromo, raffigurante il Trionfo di Alessandro a Babilonia. Le tre sale del piano nobile erano interamente ricoperte di tempere murali con vedute dell’antica Grecia, dell’antica Roma, tutte perdute, e, in quella che era la sala da pranzo, del Golfo di Napoli, eseguite da diversi pittori coordinati da Giovan Battista Caretti. Tra le decorazioni originarie del Casino dei Principi vanno certamente menzionati gli elaborati mosaici pavimentali. Nel corso del restauro dell’edificio nella prima sala, che in origine ospitava vedute dell’antica Grecia, sono state recuperate alcune decorazioni novecentesche; nella Galleria solo le decorazioni del fregio, opera di Giovan Battista Caretti e Filippo Bigioli, si sono conservate.

Museo Villa Torlonia - RomaGiardini di Villa Torlonia

Villa Torlonia, la più recente delle ville nobiliari romane, conserva ancora un particolare fascino dovuto all’originalità del giardino paesistico all’inglese, uno dei pochi esempi a Roma, e alla ricca, e inaspettata quantità di edifici ed arredi artistici disseminati nel parco. Le vicende storiche Giovanni Torlonia, ottenuto il titolo di marchese nel 1797, acquistò nello stesso anno, per sancire la conquista del nuovo status, la Villa Colonna ( già Pamphilj) sulla Nomentana. Giuseppe Valadier venne incaricato di sistemare la tenuta in modo da renderla all’altezza delle altre Ville principesche di Roma. Tra il 1802 e il 1806 Valadier convertì l'edificio padronale in un elegante Palazzo, trasformò il piccolo casino Abbati in una palazzina assai più graziosa (l'attuale Casino dei Principi), edificò le Scuderie e un maestoso ingresso (demolito con l’ampliamento della Nomentana). Valadier si occupò anche della sistemazione del parco realizzando viali simmetrici, tra loro perpendicolari alla cui intersezione, in posizione centrale era posto il palazzo, con il prospetto settentrionale in asse con uno degli ingressi della villa sulla Nomentana. Numerose opere di arte classica, in gran parte scultoree, vennero acquistate per arredare la Villa. Alla morte di Giovanni, il figlio Alessandro incaricò, nel 1832 , Giovan Battista Caretti, architetto e pittore, di arricchire e ampliare la tenuta.. Oltre ad ampliare i vecchi edifici, assecondando il gusto eclettico del Principe, Caretti edificò anche alcune strutture a decorazione del parco: i Falsi Ruderi, il Tempio di Saturno, la Tribuna con Fontana, un Anfiteatro, il Caffe- house, la Cappella di S. Alessandro (quest’ultimi tre non più esistenti). Per progettare ed eseguire i successivi lavori all’interno della Villa, Alessandro si rivolse ad altri due architetti: Quintiliano Raimondi, per il Teatro e l’Aranciera (oggi più comunemente chiamata “Limonaia”) e Giuseppe Jappelli, al quale venne affidata la sistemazione di tutta la parte sud della Villa. Quest’area fu completamente trasformata con viali serpentinati, laghetti e piante esotiche e disseminata di edifici ed arredi di gusto fantastico: la Capanna Svizzera (poi trasformata in Casina delle Civette), la Serra, la Torre e la Grotta Moresca, il Campo da Tornei. Il grandioso programma autocelebrativo culminò nel 1842 con l’erezione di due Obelischi in granito rosa, dedicati alla memoria dei genitori Giovanni e Anna Maria Torlonia. Nonostante le premesse, Villa Torlonia non fu che in pochissimi casi quel ritrovo mondano e fastoso per l’alta nobiltà romana e straniera che Alessandro avrebbe voluto. Il nuovo erede Torlonia, Giovanni, interessato al rilancio del nome di famiglia, fece realizzare il Villino Medievale, un nuovo muro di cinta, il Villino Rosso, il Villino di guardiania all’ingresso di Via Spallanzani e trasformò radicalmente la Capanna Svizzera che prese l’attuale forma di Casina delle Civette. I nuovi edifici furono per lo più destinati ad abitazione. Nel 1919 fu scoperto un grande cimitero ebraico sotterraneo, nell’area nord–ovest della Villa.

Nel 1925 la Villa venne concessa come residenza a Mussolini fino al 1943. La presenza di Mussolini non comportò sostanziali modifiche; il Duce alloggiava nel Palazzo, utilizzando il Villino Medievale e la Limonia per la proiezione di filmati, feste e incontri culturali e il Campo da Tornei come campo da tennis. Anche il Parco non subì particolari interventi, tranne gli orti di guerra voluti dalla moglie del Duce. Nel giugno del 1944 tutto il complesso fu occupato dalle truppe del comando anglo - americano che vi rimase fino al 1947. Nel 1977 la Villa fu acquistata dal Comune di Roma e dal 1978 è aperta al pubblico. Dagli anni ’90 il Comune ha avviato una serie di consistenti interventi di restauro sia del parco che degli edifici: prima la Casina delle Civette, poi il Casino dei Principi, la parte meridionale del parco, il Villino Rosso fino al recente restauro della Limonaia, del Villino Medievale, del Casino Nobile, delle Scuderie Vecchie e della parte settentrionale del parco. Con l’ormai prossimo restauro del Teatro e della Serra Moresca, Villa Torlonia tornerà ai suoi antichi splendori.

Come arrivare al Museo di Villa Torlonia

- in metro: linea B con fermata Rebibbia e poi a piedi per 6 minuti in Viale Regina Elena e a destra in Via Bartolomeo Eustachio.
- in autobus: linee n° 90, 649.

Informazioni utili per la visita

Orari: dal martedì alla domenica dalle 9 alle 19; il 24 e 31 dicembre dalle 9 alle 14; chiuso il lunedì, il 1° gennaio, il 1° maggio ed il 25 dicembre. La biglietteria chiude 45 minuti prima.
Biglietti: intero € 9.50, ridotto € 7.50 (visitatori di età inferiore a 25 anni previa esibizione del documento d'identità. Gratuito per bambini minori di 6 anni, gruppi di scuole elementari e medie inferiori, portatori di handicap e accompagnatore, cittadini residenti nel territorio di Roma Capitale e nell'area della città metropolitana di età inferiore ai 18 anni; cittadini di Parigi. Altre condizioni di gratuità nel sito ufficiale.
Gratuito per i residenti a Roma e nell'area della Città Metropolitana nella prima domenica di ogni mese.
Telefono: 0039.060608  (tutti i giorni dalle 9.00 alle 19.00).
E-mail: [email protected]
Sito Web: Museo di Villa Torlonia

Contatti - Progetto In Italy Today - Politica sulla riservatezza - Cookie Policy

In Rome Today è aggiornato ogni giorno

© In Rome Today
Tutti i diritti riservati